Non bastavano le restrizioni per fronteggiare la diffusione del Coronavirus. Le guide vulcanologiche devono affrontare anche altri problemi per espletare il loro lavoro in Sicilia. Devono fare i conti con le ordinanze dei sindaci dei differenti Comuni che giungono, con la loro competenza, sull’Etna. In modo particolare, è l’accesso alla parte sommitale del vulcano che crea confusione. «E’ un vecchio problema che ci trasciniamo da molto tempo – ha dichiarato Carlo Caputo presidente del Parco dell’Etna all’interno della rassegna stampa su Radio Fantastica – da quando ricopro il ruolo di presidente del parco ho proposto la nascita di una Autority. Un governance che racchiuda in sé alcuni poteri gestionali del territorio. Ogni problema dalla spazzatura allo spazzaneve, su ogni problematica l’intervento di troppi Enti rallenta il lavoro e non di poco». E a farne le spese sono anche gli operatori di settore che, nonostante anni di esperienza, devono dire no ai loro clienti/visitatori in tour per la montagna. A questo punto, una cabina di regia che possa spingere per trovare un punto di incontro sembra necessaria. «Io proverò adesso a fare da regista – continua – stimolando un ragionamento con tutti. Non dipende soltanto dalla volontà. Ci sono Comuni che sono attenti e altri meno. L’Etna è un parco ma è anche un vulcano. Le ordinanze non partono dalla volontà dei sindaci ma dalle prescrizioni ben precise della Protezione Civile nazionale. Non regionale. Questo complica un po’ le cose». E in un tempo così difficile per l’emergenza sanitaria, che soffoca l’intera popolazione, le questioni sembrano andare in secondo piano. «Il problema non è quello di uniformare le ordinanze dei sindaci – conclude – ma riguarda la possibilità di salire più in alto per visitare il nostro vulcano. Diventa un tema importante per la protezione civile nazionale consegnare i dati di criticità da rispettare. Questa sarà la chiave per formulare le nuove ordinanze. Io farò da portavoce».

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