La Sanità in Italia sta attraversando un momento davvero complicato. E’ noto che, in questi mesi, diverse regioni sono state sotto assedio. Gli ospedali, tra ricoveri, posti letto in terapia intensiva e ingressi al pronto soccorso hanno messo a nudo le difficoltà del servizio pubblico. Intanto anche in Sicilia è polemica. La Regione cerca di trovare delle risposte ai punti critici che hanno fatto scivolare l’isola in fascia arancione. «Io ritengo – ha dichiarato il prof.  Claudio Costantino docente aggregato in Igiene e Medicina preventiva all’Università di Palermo, all’interno della rassegna stampa su Radio Fantastica – che sia un errore di percezione. La Sicilia andava inserita in fascia arancione, non ci sono dubbi. La nostra Regione è in sofferenza, con un alto tasso di positività ai tamponi e un numero elevato di ricoveri di pazienti Covid. Noi siamo una delle peggiori Regioni per quanto riguarda il contact tracing, non riusciamo più a fare il tracciamento dei casi. Tutte le persone che vengono riscontrate positive non riescono ad avere i tamponi nei tempi previsti. Bisogna concentrarsi su come ci siamo finiti in questa situazione, guardiamo a casa nostra e non in quelle degli altri». Le restrizioni contenute nel DPCM, comunque, si riferiscono ad un periodo determinato; continue saranno le verifiche. «L’ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza – continua – tutto dipende dagli indicatori. Se riusciamo a rallentare la curva dei contagi sarà possibile cambiare lo stato di allarme nella nostra regione e di conseguenza sarà preso in considerazione l’eventualità del cambio del colore assegnato dal CTS». L’indice RT è uno dei parametri più importanti perché indica il grado di riproduzione del virus nella comunità. L’assegnazione ad una determinata fascia, però, è frutto di un elaborato calcolo. «Abbiamo un alto tasso di positività – conclude – sui tamponi eseguiti. In realtà noi non vediamo quello che accade. La circolazione del virus è fuori controllo. Ci sono tante persone asintomatiche che in questo momento fanno circolare il virus all’interno delle proprie case».

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