Se ci fosse una seconda opportunità nello sport chissà come andrebbero le cose. La Nazionale di volley femminile doveva consegnare al movimento italiano e se se stessa qualcosa di straordinario. Non era una rivincita, era qualcosa che andava oltre l’aspetto sportivo e tecnico come se fosse una favola dall’epilogo negativo che ad un tratto trova la sua strada fatta di splendide luci che compongono un meraviglioso arcobaleno. Proprio così,  lo sport è anche questo, la pallavolo è stata maestra di una storia che racconteremo per molto tempo. Suona come la più dolce melodia di sempre l’inno della nostra nazionale che viaggia senza sosta da Wembley a Belgrado, sottolineando le qualità del team di Davide Mazzanti, vero uomo e coach di altissimo livello, capace di mettere in piedi i pezzi di un morale smarrito per le vie di Tokyo al trionfo. Dopo 12 anni riporta il titolo europeo a casa. Un nodo in gola poi le lacrime hanno coinvolto tutti nello scenario più importante come le olimpiadi, da lì la frenesia che annebbia tra giudizi e commenti una squadra, scivolando tra quello che poteva essere il meglio dal peggio alla più totale confusione. L’attesa e i pronostici mettevano tra le possibili candidate l’Italia per una possibile medaglia al collo ai giochi, sognando ad occhi aperti le giocate straordinarie di  Paola Egonu e compagne. Non è andata così, anzi. L’effetto post giochi  poteva far smarrire fiducia e consapevolezza dei propri mezzi, ma la cura giusta era ricordarsi tutto quello che la squadra aveva fatto per arrivare fin lì e di cosa fosse capace. Realizzare un campionato Europeo perfetto, così bello da scriverlo e inciderlo nei cuori di un paese che dall’inizio di quest’estate non ha mai smesso di sventolare ed emozionarsi per i colori azzurri era un sogno, trasformandosi in realtà. Un girone facile da gestire, senza mollare un centimetro, rispondendo a critiche e forse anche a chi aveva smesso di credere in questa nazionale, ma Mazzanti dopo aver perso per infortunio Sara Fahr contro la Croazia è stato bravo a non perdere la bussola suonando la carica giusta. Le ragazze hanno giocato anche per lei, il gruppo è stato gruppo, forza e sacrificio. Non solo Paola Egonu ma tutte sono riuscite a dare e a fare quello che sanno. Classe, sacrificio e sofferenza, uno stile, chissà forse anche un made in italy firmando ancora un altro successo. Belgio (ottavi), Russia (Quarti) e Olanda (semifinale) sono state gare a senso unico a dimostrazione che un singolo giocatore può fare la differenza aiutando le altre a far crescere il loro potenziale, come Danesi Orro e Pietrini, devastanti e determinanti su ogni palla. I loro punti valgono doppio non solo per la vittoria, ma anche sul futuro di questa nazionale per quello che verrà. La Serbia in finale, rappresenta l’ostacolo più grande, i fantasmi della finale mondiale nel 2018 e l’eliminazione a Tokyo sono delle ferite ancora aperte per liberare la mente. Davanti ai ventimila presenti alla Stark Arena di Belgrado  le gambe avrebbero dovuto tremare per tutta la gara consegnado l’esito di un finale già scritto, invece abbiamo fatto l’Italia giocando da Italia dimostrando chi sono le ragazze terribili. Dopo il primo set vinto da Boskovic e compagne i ventimila del palazzetto diventano quaranta mila e forse qualcuno sentiva già le note dell’inno serbo. Tre set, forse i più belli di sempre scoprono i nervi di una Serbia forse più umana che macchina da guerra, ma solo giocando senza timore affrontando il tuo avversario puoi capire se puoi osare o meno. Una dimostrazione di forza e di carattere che pian piano faceva star zitti più di venti mila tifosi. Il muro e la difesa hanno rappresentato la chiave sul terzo set la verità della partita, smascherando le avversarie. La partita perfetta esiste?   Da Wembly e Belgrado sono state scritte delle pagine importanti per lo sport italiano scrivendo per sempre……Campioni d’Europa !!!!